Rifiuta il braccialetto: allontanato dal suo comune
Il caso di codice rosso a Lozzo Atestino: a un trentaduenne è stato imposto l’allontanamento dopo che per mesi ha maltrattato e minacciato anche di morte la compagna convivente rendendole impossibile l’esistenza

Ha rifiutato di indossare il braccialetto elettronico e per questo è stato sottoposto al divieto di dimora nel comune di residenza della persona offesa, Lozzo Atestino. È un 32enne padovano di origine venezuelana, che, come previsto dalla legge, ha potuto rifiutare il presidio dando così facoltà al giudice di decidere un provvedimento alternativo.
La Procura aveva richiesto e ottenuto dal gip di Rovigo una misura cautelare di allontanamento dalla casa familiare, con prescrizione di non avvicinarsi all’abitazione e agli altri luoghi abitualmente frequentati dalla vittima. Il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri di Lozzo nei confronti dell’uomo, responsabile di maltrattamenti in famiglia nei confronti della compagna convivente, una 24enne padovana. I fatti vanno da marzo al 26 ottobre.
La coppia si era conosciuta circa otto mesi prima e, a partire da marzo, aveva deciso di convivere inizialmente a Padova, per poi trasferirsi a settembre a Lozzo Atestino. Dopo un breve periodo iniziale di tranquillità, la convivenza è stata segnata dalla forte gelosia dell’uomo, che progressivamente è passato a violenze fisiche e psicologiche tali da rendere l’esistenza della donna insopportabile.
Gelosia ossessiva
Nel corso delle liti, sempre originate dalla gelosia ossessiva dell’uomo, la vittima veniva denigrata con espressioni offensive, colpita con schiaffi e calci, presa per i capelli, e talvolta privata del cellulare per impedire la comunicazione con altri o per controllare le conversazioni.
Col passare del tempo gli atteggiamenti dell’uomo sono diventati sempre più ossessivi e persecutori, fino a ostacolare ogni forma di autonomia della donna. In diverse occasioni la vittima non poteva uscire liberamente, né con le amiche né con la sorella. L’uomo la minacciava anche di morte. In un episodio l’aveva strattonata e spinta contro la ringhiera del terrazzo, costringendola ad abbassarsi per non cadere, e impedendole successivamente di allontanarsi dall’abitazione.
In un altro episodio, al rientro della donna da una cena di lavoro, le aveva sputati addosso per dimostrare il suo disappunto, l’aveva minacciata di morte, strattonata, le aveva tirato i capelli e l’aveva colpiva con uno schiaffo alla coscia, provocandole evidenti rossori.
L’intervento dei carabinieri
La misura cautelare è stata dunque applicata nell’ambito di una precisa strategia investigativa della Procura e dei carabinieri, che hanno monitorato con attenzione la situazione familiare, tenendo conto della pericolosità del soggetto e della reiterazione delle condotte violente. Il rifiuto dell’indagato di indossare il braccialetto elettronico poi ha reso necessario il ricorso al divieto di dimora, con l’obiettivo di garantire la protezione della vittima e prevenire il rischio di ulteriori episodi di violenza.
L’Arma ribadisce l’invito a tutte le donne che vivono situazioni di violenza fisica, psicologica, sessuale o economica a non esitare a chiedere aiuto. Le istituzioni sono pronte a intervenire già dai primi segnali di una deriva patologica nelle relazioni affettive, offrendo supporto immediato. È possibile contattare i carabinieri tramite il 112 o rivolgersi ai Centri Antiviolenza al numero 1522, attivo 24 ore su 24. —
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