Scalatori padovani morti sul Sass Maor, una spedizione per recuperare fede e catenina d’oro

I due padovani, esperti di alpinismo, si trovavano ad affrontare la salita, quando improvvisamente sono precipitati per oltre 300 metri perdendo la vita sul colpo

PADOVA. Non si riesce ancora a spiegare la causa della tragedia avvenuta giovedì alle Pale di San Martino, sulla parete sud-est del Sass Maòr nella difficilissima e tecnica via di ascesa verticale Scalet-Biasin, dove hanno perso la vita Michele Chinello e Carlo Gomiero.

I due padovani, esperti di alpinismo, si trovavano ad affrontare la salita, di 600 metri che richiede circa 10 ore di arrampicata, in condizioni fisiche e di meteo perfette, quando improvvisamente sono precipitati per oltre 300 metri perdendo la vita sul colpo.

Si sta cercando di ricostruire la dinamica della tragedia, dato che in un primo momento i colleghi del soccorso alpino hanno escluso si potesse trattare di una svista dei due scalatori, visto il loro altissimo livello tecnico e di preparazione.

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L’ipotesi è avvalorata da alcuni escursionisti che nella mattina di giovedì avevano visto una frana scendere dalla parete del Sass Maor, che potrebbe aver fatto staccare le soste a cui erano agganciati, facendoli precipitare nel vuoto, in un camino di roccia molto nascosto e difficile da perlustrare.

Una circostanza che ha allungato di molto le operazioni di soccorso e ricerca da parte delle squadre di terra e dell’elisoccorso.

La frana potrebbe essere stata causata da movimenti naturali della montagna o forse causata da qualche passaggio dei due alpinisti.

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Le operazioni di soccorso si sono protratte a lungo, partite già nella mattinata di giovedì - ma senza alcun esito - e riprese poi all’alba del venerdì dopo che i gestori del rifugio Velo della Madonna avevano lanciato l’allarme ai vigili del fuoco per il mancato rientro alle 20. 30 dei due alpinisti che avrebbero dovuto trascorrere lì la notte.

Nei prossimi giorni potrebbe partire un ulteriore gruppo di volontari, amici di Michele Chinello, per recuperare una catenina d’oro regalata dalla madre a cui era agganciata la fede nuziale, perduta nel tragico volo. Due oggetti da cui Michele non si staccava mai.

Chinello e Gomiero si conoscevano da molti anni e nonostante la differenza di età erano una coppia molto affiatata, come dovrebbe sempre essere in questo tipo di imprese. La cerimonia funebre e la sepoltura avverranno a Monselice per Michele e a Villafranca Padovana per Carlo. La famiglia di Chinello ha deciso di far cremare il corpo a Trento, per poi trasportare le ceneri nel paese di origine.
 

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