Società cartiere e frodi fiscali Assolto il manager Lunardi

Era stato indagato quando guidava come ad la multinazionale Bilfinger SIelv Facility Le fatture contestate sono risultate estranee alla filiera sotto la sua competenza
Cristina Genesin



Il suo nominativo – in qualità di amministratore delegato di un colosso nel mondo delle costruzioni, dell’impiantistica termomeccanica ed elettrica – era finito nella mega-inchiesta denominata “operazione Tailor Made” destinata a mettere in luce il grande problema del Veneto come “fabbrica” delle false fatture. Numeri da capogiro secondo la pubblica accusa: centinaia di migliaia di euro evasi, 134 indagati, centinaia di imprese coinvolte e 17 arresti. A sei anni di distanza da quelle misure cautelari con valanghe di perquisizioni messe a segno dalla Guardia di Finanza, esce di scena con un’assoluzione piena l’ex amministratore delegato della multinazione Bilfinger Sielv Facility Management srl Alessandro Lunardi, 49enne di Fossò residente a Noventa Padovana.



Deciso a chiarire la sua posizione senza aspettare le lungaggini di un processo ordinario, Lunardi aveva scelto di affrontare il rito abbreviato. E, al termine dell’udienza, il gup padovano Claudio Marassi gli ha dato ragione: nessuna responsabilità penale per quanto riguarda il reato contestato di dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti relative ai periodi d’imposta 2014 e 2015, quale legale rappresentante dell’azienda con sedi operative fra Veneto, Trentino e Lombardia e sede legale a Mantova. L’assoluzione era stata sollecitata dal pubblico ministero Emma Ferrero come dalla difesa, l’avvocato Fabio Pinelli. Il legale precisa: «Il giudice ha riconosciuto e avallato quanto dimostrato dalla difesa, vale a dire che il dottor Lunardi ricopriva un profilo manageriale che non si occupava né del processo degli acquisti, né di quello contabile e fiscale della società da lui diretta. Era soggetto del tutto estraneo da qualsiasi coinvolgimento in ipotizzate attività illecite».



Lunardi, in concorso con un altro manager dell’azienda (Rossano Boscaro di Camponogara), era stato accusato di essersi avvalso di fatture per operazioni inesistenti per un imponibile di 174.087 euro (e un’Iva di 38.229 euro) per evadere le imposte, indicando elementi fittizi nelle dichiarazioni dei redditi e dell’Iva relative all’anno di imposta 2014. Identica accusa per l’anno successivo con riferimento a un imponibile di 241.489 euro e un’Iva di 53.127 euro.

Dalla documentazione difensiva – poi accolta pure dalla pubblica accusa – è emerso che Lunardi non era l’unico manager ai vertici (allora) di Bilfinger, gruppo da 7 miliardi di fatturato. Le fatture contestate? Mai viste dall’imputato in quanto appartenevano a una filiera decisionale che faceva capo ad altri dirigenti. In particolare in Bilfinger c’erano tre amministratori delegati ciascuno con proprie aree di competenza: Lunardi si occupava di rapporti internazionali e di appalti, ma non di acquisti.

Al contrario Boscaro (ex dipendente) avrebbe intrattenuto i rapporti con Omt e Ticino, due delle (sospette) ditte cartiere coinvolte nelle fatturazioni per operazioni inesistenti. —

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova