Storie da discount: kebab, pizza e sette giorni sui monti a 89 euro

PADOVA. Ci sono i supermercati Alì, che puntano su una clientela rionale, su un rapporto di affezione che ricorda quello con il vecchio casolino sotto-casa: bacheche zeppe di avvisi, il tipo di colore sempre quello, fidato, che raccatta l’euro del carrello ma anche scopa il piazzale e dà una mano quando serve. Le cassiere che chiamano per nome un cliente su due. Ci sono i Pam, Interspar, Despar, Billa, Auchan, più impersonali, e via distribuendo a scaffalate.
Alle 21 si chiude ma i clienti bussano alle vetrate
E poi ci sono i discount, un mondo a parte. Come il Lidl di via Plebiscito (uno dei due in città, dei 16 mila in 22 Stati per lo più europei; proprietà della holding tedesca Schwarz) che, senza nulla togliere agli altri, è un caso a sé, un motore sempre acceso (7 giorni su 7, dalle 8.30-21), e sempre preso d’assalto. All’orario di chiusura, mettiamo del sabato, alle 21.10 quando i dipendenti serrano le porte e cominciano a sistemare (fino alle 23) i clienti a frotte ancora bussano sulle vetrate chiedendo di entrare per una spesa veloce.
La mattina gli anziani, il pomeriggio gli stranieri
Clienti che sono per la quasi totalità anziani e stranieri. I primi inondano il Lidl la mattina, i secondi, indiani, africani magrebini e dell’Est, arrivano di pomeriggio, e il fine settimana a eserciti. Adesso è stata aperta la panetteria che sforna fino alle 20 ogni sorta di pane e brioche (a 20 cent l’una), prodotti congelati a cui il forno ridà vita, e il via vai è aumentato. I dipendenti si turnano a gruppi di sei tre volte al giorno, sono giovani e fin troppo gentili (ché davanti al patriarca zingaro disinteressato al putiferio prodotto dai suoi otto bambini pestilenziali, ma pronto ad attaccar briga perchè c’è coda alla cassa e lui ha fretta, bisogna aver fatto tanto zen per rimanere calmi). Niente, loro si fanno in quattro per rispondere ad ogni richiesta e ognuno fa tutto: casse, scaffali, forno, magazzino, pulizia. La paga non è male, per un part time di 25 ore settimanali, domeniche comprese, sono circa mille euro.
E’ un mondo, il Lidl (al 70 per cento i prodotti sono italiani e l’altro 30 tedeschi) dove convivono lo speck altoatesino (a 0.78 l’etto), il gyros o il kekab surgelati (a 3.69 la confezione), la pizza capricciosa a 1.99; i tortellini bolognesi (0.99): un campionario di cucina interetnica. Dove i clienti arrivano con il catalogo delle offerte e in base a quello riempiono i carrelli comprando il cartone di 18 birre a 6.30 euro, un chilo di zucchine a 0.55, l’aquilone per bambini-robusta struttura ad incastro-tre anni di garanzia a 5 euro e magari anche 7 notti in Val Senales con mezza pensione hotel tre stelle, da 89 euro. Perchè c’è pure un “reparto” viaggi discount Lidl, sui volantini e sul sito web.
La mattina è tutta degli anziani. E mica sono farina da far ostie: spesso nervosi, soprattutto gli uomini, sbuffano per le attese in cassa, protestano se la cassiera, mentre batte i tasti, dice due parole («guardi che sono una donna, faccio bene più cose contemporaneamente», la risposta, sempre col sorriso).
La signora di 80 anni che scoppia in lacrime
E non c’è mattina che l’allarme all’uscita non trilli. Un trillo da groppo in gola. L’ultima è stata una vecchina, 80 e più: paga poche cose ed esce, schiena ingobbita, passo lento. E scatta l’allarme. Lei torna indietro e scoppia in lacrime, tirando fuori il formaggio dalla borsetta. «In quel caso, e nei casi analoghi di persone anziane, che purtroppo sono frequenti, noi ci facciamo restituire la merce e non facciamo altro. L’umiliazione è già tanta. Diverso con i recidivi, chiamiamo i carabinieri», racconta durante la pausa Laura Vitulo, 27 anni, da un anno alla Lidl e speranzosa nel rinnovo del contratto. Ancora due esami e si sarebbe laureata in lingue («ma sarei dovuta andare all’estero»), invece si è innamorata e qui vuole restare.
Quanto al capitolo furti, i clienti indiani sono da record, mai una volta; lo stesso gli africani, quasi lo stesso i magrebini; le mani più lunghe arrivano dall’Est e dall’Italia.
Intanto in cassa un signore africano rallenta la coda: il suo conto è di mille e più euro. Quanto ci sono le offerte, via con 200 pacchi di pasta, 50 cartoni di succhi e il resto. Tutto da spedire in Africa.
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