Stupro, ombre sulla versione della vittima

Dalle indagini difensive risulta che la ragazza postava selfie scattati da lei, sorridente a letto con il presunto aggressore

Lei stesa sul letto accanto a lui, tutti e due sorridenti. E il braccio teso di lei a indicare che sta scattando un selfie. Anzi non uno ma diversi, pubblicati in uno dei suoi innumerevoli profili Facebook (almeno una ventina) e Instagram.

Lei è la 22enne della Repubblica ceca “segregata e stuprata” nell’appartamento di un condominio a Tribano; lui è il 26enne richiedente asilo di origini nigeriane Peter Chiebuka, finito in carcere sabato con l’accusa di avere violentato, sequestrato per 11 giorni e rapinato la ragazza. Dove sta la verità che, fino a qualche giorno fa, sembrava limpida?

Segregata e violentata da un profugo, liberata dopo 11 giorni: «Un inferno»

Una storia con ombre

Ci sono tante ombre nella versione della giovane di cui al momento non ci sarebbe traccia. Poche ore dopo essere stata “salvata” e sentita dai carabinieri che hanno raccolto la sua richiesta d’aiuto e la denuncia, la ragazza si è affrettata a firmare le dimissioni volontarie dall’ospedale di Schiavonia, spiegando di voler raggiungere un’amica disponibile a ospitarla. Nulla di strano, la ragazza era (presunta) vittima di gravi reati e libera di muoversi. Oltre all’autorità giudiziaria e ai carabinieri, si sono attivati anche i legali di Chiebuka, gli avvocati Marco Cinetto e Stefano Corbo, avviando indagine difensive. E che cosa hanno scoperto?

Violentata e segregata a Padova, il profugo: «Nessuno stupro, solo liti»

Le foto

In uno dei suoi profili Fb il 26 novembre la ragazza ha postato le foto scattate insieme a Chiebuka «il mio amore tesoro»: i volti rilassati, le labbra socchiuse a simboleggiare un bacio. Tanto che alcuni contatti su Facebook hanno cercato di interrogare l’amica chiedendo cosa sia davvero accaduto dopo aver letto in rete le notizie in merito all’aggressione denunciata. Eppure – stando al racconto della giovane – il sequestro da parte dell’immigrato era avvenuto già il 19 novembre, per concludersi il 30 del mese dopo l’allerta lanciato da un amico francese contattato da lei con il cellulare.

Tuttavia ancora il 27 novembre è la stessa ragazza che pubblica sul suo profilo «il mio biglietto per il ritorno a Praga» previsto con una corriera Flixbus con partenza da Padova alle 19.15. Biglietto acquistato dal “violentatore”. A Tribano la giovane era arrivata volontariamente: ha raccontato di aver conosciuto sui social Chebuka che le avrebbe promesso di sposarla. Quei ragazzi contro i quali tuona in qualche post con epiteti di stampo razzista, mentre in alcune foto si bacia con qualcuno di loro. In un post di giugno scrive «sono contenta di essere incinta», in altri beve e fuma stupefacenti «perché triste». Pubblicate anche foto di lesioni sul suo corpo: «Sono stata picchiata da un amico».

Mente fragile

Non sono sfuggiti agli avvocati Cinetto e Corbo due articoli della stampa ceca con la foto della 22enne risalenti al marzo 2018. Si dà notizia della ragazza, con un ritardo mentale, dell’abitudine di affidarsi a estranei, la ricerca della compagnia di uomini della comunità africana (sul profilo Instagram di N.N. i followers sono solo ragazzi di colore).

L’inchiesta

Intanto ieri la procura ha affidato all’ingegnere Luigi Nicotera, consulente informatico, l’esame del cellulare della ragazza. Fin dal principio Chiebuka, che si trova in carcere, ha negato ogni accusa spiegando che la giovane era da lui volontariamente. L’inchiesta è ora nelle mani del pm Roberto Piccione. E non sono escluse sorprese. —


 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova