Tabacchi: «Troppi errori Safilo, situazione pesante»

L’ex presidente sull’addio di Delgado: «Ho un groppo in gola, il cambio era necessario Gucci persa perché Vedovotto uscì senza patto di non concorrenza: sbaglio pazzesco»

PADOVA. «Avevo un groppo in gola» dice Vittorio Tabacchi, chiudendo un’intervista-sfogo. Le sue sono risposte precise, senza dubbi: «Sono stati commessi tanti errori, non solo da Delgado, ma da tutti» afferma l’imprenditore che con la Only 3T controlla il 7,7% di Safilo. L’azienda creata dal padre Guglielmo, di cui Vittorio fu presidente fino al 2010.

L’ad Luisa Delgado lascia il timone: un cambio manageriale era auspicabile o necessario?

«Basta vedere gli ultimi bilanci per dire che un cambio era il minimo che si potesse fare. Purtroppo la situazione è veramente pesante. Delgado è una manager preparata ma non adatta a gestire una società come Safilo nella sua complessità».

Quali gli errori strategici commessi?

«Il primo errore strategico non è stato suo ma di chi ha avallato la sua assunzione, perché fare occhiali è un mestiere complicato e bisogna avere più culture: serve conoscere la moda, sapere di tecnica, meccanica di precisione, chimica perché ci sono impianti galvanici. Noi creiamo un prodotto medicale, vanno accontentante tante necessità e seguite molte norme. Delgado proveniva da un mestiere diverso e servono anni per capire tutti i gli aspetti di un comparto come l’occhialeria».

La grande ferita aperta è la perdita della licenza Gucci, come si risale la china?

«Perdere licenze fa parte del gioco, ma quelle importanti vanno curate particolarmente. Io non so quanto abbiano seguito e ottemperato alle richieste di Gucci. Ma lì, l’errore pazzesco è stato di non aver firmato con Roberto Vedovotto, quando uscì, un patto di non concorrenza. Fu fatto un errore madornale».

A Delgado ora è imposto.

«Tutte le aziende di occhiali sono nate per gemmazione non certo per la venuta del padreterno. Quella fu la prima condizione per la perdita di Gucci, una licenza importante che in realtà si è continuato a produrre e la produzione poteva essere salvata. Io sono fuori dall’azienda, non so i particolari ma mi chiedo perché non abbiano chiesto consigli ai produttori di occhiali o fatto contratti quando prendevano un consulente. Oggi molti ex Safilo fanno consulenza in giro per il mondo per i cinesi, gli americani. Se non sai il mestiere, ti affidi a chi ne sa più di te. Ma ti devi tutelare».

Conosce il futuro dirigente Angelo Trocchia? Non viene dall’occhialeria...

«Viene da Unilever. Purtroppo è così, ma almeno conosce le fabbriche industriali. La produzione non è simile ma può avere affinità con l’occhiale».

Cosa ne pensa del piano industriale 2016-2020 di Delgado. Verrà confermato?

«Non si possono fare piani quinquennali nella moda, un settore che cambia ogni tre mesi. L’organizzazione deve essere velocissima. Zara ce lo insegna».

E se il “caso Gucci” fosse solo il primo di una serie di licenze pronte ad andarsene? Che futuro si prospetta per Safilo?

«Bisogna andare a cercare altre licenze nel mondo, avere più cura e attenzione verso i licenziatari e i brand».

Crede nei marchi propri?

«È una bellissima idea ma bisogna continuare ad avere cura delle licenze. Carrera era un marchio top per l’outfit sulla neve anni fa ma è sparito dal mercato. Com’è possibile? Non basta parlare, bisogna fare».

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