Tra Van Gogh e Gauguin
Dopo quarant'anni si potrà ammirare il «Covone sotto un cielo nuvoloso»

Marco Goldin e uno dei capolavori di Gauguin a novembre in mostra a Genova
Il viaggio come attraversamento di spazi, il viaggio alla ricerca di se stessi, nella propria interiorità, è il tema della collettiva «Van Gogh e il viaggio di Gauguin» ideata a curata da Marco Goldin. La mostra, che si preannuncia come la rassegna evento del prossima tornata espositiva italiana, è stata presentata ieri a Milano. Aprirà i battenti a Genova il prossimo 12 novembre a Palazzo Ducale. Lo scopo è attirare l'attenzione del grande pubblico appassionato d'arte su particolari emozioni. In mostra 80 opere della pittura europea e americana del XIX e del XX secolo. Il centro attorno al quale tutto gira è ancora Van Gogh. Il cuore vero e proprio della mostra con le sue 40 opere, 25 dipinti e 15 disegni, provenienti da Amsterdam e dal Kröller-Müller Museum di Ottorlo. A chi gli fa notare che per la quarta volta l'artista olandese fa la parte del leone, Goldin risponde che i quadri esposti, per la maggior parte, sono un'assoluta novità. A cominciare dal "Covone sotto un cielo nuvoloso". L'ultima esposizione risale al 1970. Ci sarà anche una versione delle scarpe di Van Gogh a simboleggiare un viaggio reale e insieme figurato. Diventate famose perché oggetto d'indagine di uno dei più celebri saggi di Heidegger, «L'origine dell'opera d'arte». Un altro colpo grosso messo a segno da Goldin è l'avere ottenuto dal Museum of fine arts di Boston il prestito del capolavoro-testamento di Gauguin: Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Domande destinate a rimanere senza risposta. La tela è stata presentata due volte in Europa: la prima a Parigi sul finire del secolo. La seconda sarà a Genova. L'opera è stata dipinta in un momento difficile della sua vita. Ha tentato di suicidarsi: era sifilitico, aveva problemi al cuore, era in contrasto con le autorità locali, era isolato fisicamente e artisticamente distrutto per la morte della figlia prediletta Aline. Il quadro va letto a partire dall'estrema destra con la raffigurazione del neonato abbandonato a se stesso. Al centro c'è un giovane che sta per afferrare un frutto come memoria del peccato originale. All'estrema sinistra, ripiegata incurvata, una vecchia in attesa della morte. Nella sezione americana il viaggio si configura come ricerca di territori ignoti nella pittura delle zone dell'Est di Edwin Church: la valle dell'Hudson, le cascate del Niagara. E in quelle dell'Ovest di Albert Bierstadt, con la scoperta di Yellowstone e della Yosemite valley. Un discorso a parte meriterebbe il realismo metafisico di Edward Hopper, con le strade che si percorrono senza saper dove portano e che sembrano perdersi nelle ombre del bosco. Dalle sue luminosità e dalle sue notti si passa alla capacità di Rothko di creare spazi nuovi. Con i suoi colori quasi monocromi in grado di esprimere intense emozioni, intraprende uno dei viaggi più lirici della pittura. I suoi arancioni saranno messi a confronto con i gialli e gli arancioni dei campi di grano di Van Gogh dove la natura e il colore sembrano inghiottirci vivi. La sezione americana si chiude con gli Ocean Parks di Richard Diebenkorn. Anche se influenzato da Matisse e dal cubismo, raggiunge una luminosa e personale espressione. Quella europea si apre con i personaggi di Caspar David Friedric che contemplano l'infinito. E con il turbinio degli elementi che spesso sconvolge chi intraprende un viaggio in William Turner. Quindi si passa alla materia pittorica di Monet che racconta la vegetazione esuberante nel "viaggio" che esplora l'interno del giardino di Giverny e la porta ai limiti della dissolvenza. E alla grande fuga di Paul Gauguin alla Martinica e a Tahiti, per inventare nuovi colori e trovare genti autentiche non contaminate dal progresso.
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