Unicredit alla cura dimagrante A rischio tre filiali e 30 addetti

A marzo chiude l’agenzia di Chiesanuova: i dipendenti saranno ridistribuiti  Sindacati pronti alla mobilitazione: «Si perde il contatto con il territorio»
TOME' - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - FILIALE BANCA UNICREDIT VIA CHIESANUOVA
TOME' - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - FILIALE BANCA UNICREDIT VIA CHIESANUOVA

padova. Potrebbe interessare tre filiali e una trentina di dipendenti nel Padovano il conto del piano esuberi annunciato da Unicredit lo scorso 3 dicembre a Londra nel corso dell’annuale Capital Market Day. Sebbene ancora nulla si sappia a proposito della declinazione territoriale del piano industriale Team 23 dell’istituto di credito, i 6.000 esuberi previsti per l’Italia (e il taglio di 450 filiali sulle attuali 2.400) corrisponderebbero ad una percentuale superiore al 15% dell’intera forza lavoro della banca nel Paese, ad oggi intorno a 37 mila unità.

sindacati

Numeri e modalità ovviamente sgraditi ai sindacati di categoria che annunciano la linea dura, qualora le loro controrichieste non dovessero essere recepite in misura adeguata dalla proprietà. Intanto venerdì scorso la società ha annunciato la chiusura di 6 filiali in Veneto (tre a Vicenza, una a Verona, una a Venezia e una a Padova) tra cui l’agenzia Unicredit di Chiesanuova, a marzo. I dipendenti non saranno dichiarati in esubero ma smistati nelle altre 27 sedi padovane del gruppo. «Ancora non abbiamo dettagli della distribuzione territoriale del piano esuberi annunciato», dice Marco Muratore, componente veneto della segreteria Fabi Unicredit, «ma se si dovessero applicare le stesse percentuali nazionali in maniera omogenea anche a Padova non dovremmo stupirci di vedere il taglio di 3 filiali territoriali e della perdita di circa una trentina di dipendenti sul territorio provinciale. Questo forse addirittura a prescindere dalla chiusura dell’agenzia di Chiesanuova, la cui ratio ci è tutt’ora ignota. Un inizio tutto in salita di una trattativa complessa. Unicredit dimostra così di non volere condividere le scelte con il sindacato: l’ulteriore perdita di presìdi locali secondo noi allontana l’istituto dal suo territorio di riferimento nonostante, secondo l’azienda, le innovazioni tecnologiche consentano di mantenere un livello di servizi adeguato».

preoccupazione

«Siamo preoccupati soprattutto per la perdita di contatto con le fasce più deboli della clientela retail e con quelle imprese che hanno bisogno di contatti sistematici con persone fisiche per lo sviluppo del proprio business. Chiudere altre filiali a Padova, come altrove, rischia di essere un impoverimento che non prelude ad uno sviluppo futuro dell’azienda, anzi. Una scelta in contrasto con i presupporti di un piano industriale di rilancio di Unicredit anche tramite il rafforzamento delle relazioni con la clientela». E mentre i segretari nazionali di categoria sono pronti al primo incontro con la proprietà venerdì 14 febbraio, a livello territoriale si scaldano i motori per una serie di azioni di protesta. «Chiederemo lo stop alle chiusure delle agenzie territoriali», spiega Muratore, «e il rimpiazzo di almeno il 50% degli esuberi con nuove assunzioni. Ma a fronte di un irrigidimento delle posizioni di Unicredit è facile immaginare una crescita della tensione e non si escludono scioperi e manifestazioni dei dipendenti». —

Riccardo Sandre

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova