Vanno a vedere la mostra e trovano le fotocopie

La denuncia del padovano Kenny Random: «Quell’evento è solo un fake»
Di Alice Ferretti
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - MOSTRA GALLERIA ANNA BREDA
BARON - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - MOSTRA GALLERIA ANNA BREDA

È bufera sull’esposizione lampo di Banksy, street artist inglese di fama internazionale. Immagina la galleria d’arte nell’antico palazzo in una delle vie più signorili della città. Immagina gli invitati che ammirano i disegni appesi alle pareti, piluccano dal ricco buffet, lasciano scivolare l’offerta e chiudono l’affare. Tremila, ottomila, anche 17 mila euro. Stacco. Immagina che la porta si apra all’improvviso, ed entri un tizio che nessuno conosce anche se tutti conoscono i suoi disegni: guarda in giro, zittisce il tintinnare di calici con un furioso: «Questa è una presa in giro», prende la porta da cui era entrato e se ne va.

Il giorno dopo, inevitabile, sarà un giorno di polemiche. Con una domanda su tutte: ma le persone - soprattutto giovani - che ieri si sono messi pazientemente in fila sotto i portici di via Vescovado a Padova per entrate allo Spazio Anna Breda di Palazzo Cavalli per vedere la mostra-flash di opere di Banksy, street artist inglese di fama mondiale e quotazioni stellari, cosa hanno visto realmente?

Secondo Kenny Random, artista padovano restio alle pubbliche apparizioni, con ricco portfolio di clienti internazionali e mano inconfondibile, hanno visto un fake. Dopo l’incursione alla mostra, giovedì sera, ha postato su Facebook un pensiero molto chiaro: «Attenzione. La mostra è un fake! Quelle esposte e in vendita come stampe originali sono in realtà una decina di squallide fotocopie malfatte. Incommentabile». Migliaia le condivisioni del post, che continua: «Fotocopie di bassa qualità su carta di bassissima qualità di dimensioni e colore inventati. Delle pessime copie spacciate a me come originali. Opere da esposizione? Quando ho chiesto se le opere appese alle pareti erano originali mi è stato risposto che tutte erano originali, le fotocopie appese sono persino numerate».

Cosa ci facesse Banksy a Padova è presto detto: Anna Breda ha organizzato una serata per i suoi clienti, invitati alla visita e a un dinner su invito giovedì, con la collaborazione di sponsor di peso. Le opere sarebbero arrivate poche ore prima da Londra. Il giorno successivo, cioè ieri, apertura lampo per otto ore al pubblico, poi via tutto e le opere sarebbero tornate a Londra.

Solo che al dinner è arrivato Kenny e tutto ha preso una piega diversa. Dopo l’irruzione, il post; la voce ha preso a girare in città e si è alzata anche quella di Alessio B, altro noto street artist padovano, che giovedì sera è passato in compagnia di alcuni amici a dare un’occhiata all’esposizione, non ha dubbi: «Le opere esposte non sono assolutamente serigrafie originali ma semplici riproduzioni. Le opere di Banksy le ho conosciute nelle gallerie di Londra e di Amsterdam e mi dispiace dirlo ma queste esposte nello spazio Anna Breda sono lontanissime dalle sue serigrafie». Si fa portavoce di una delusione generale: «Sono arrivato alla mostra con l’entusiasmo di vedere opere originali e sono rimasto molto insoddisfatto».

Se l’appuntamento non fosse stato anche aperto al pubblico, la cosa sarebbe stata diversa. Anna Breda poteva fare vedere le opere in copia ai clienti, per poi fare arrivare quelle vere e certificate; ma dire al pubblico che era aperta gratuitamente una mostra-flash di Banksy per poi mostrare fotocopie ha messo di malumore chi si è messo in fila. «Abbiamo sentito della polemica e speriamo non sia vera. Adesso siamo curiose di entrare e vedere se sono davvero copie o opere originali», dicono Giulia e Martina. Qualcun altro, invece, è arrivato alla galleria senza sapere nulla: «Come non sono originali? Siamo qua solo per questo, altrimenti me le guardavo a casa al Pc» sbotta un giovane sui vent’anni, che però alla fine rimane ligio alla fila, in attesa di entrare.

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