“Vegri” da proteggere Il Comune di Baone diffida il Parco Colli

BAONE
Cosa accade se in una riserva naturale orientata come il vegro, vengono piantati in via sperimentale uliveti e un vigneto? Se l’esperimento non funziona si potrà davvero riportare l’ambiente al suo stato originario? Queste sono le domande che il sindaco Francesco Corso si è posto di fronte a due autorizzazioni concesse dal Parco regionale dei Colli Euganei per l’impianto di vigne e ulivi nei vegri del Monte Cecilia da parte di due aziende agricole. Domande a cui il sindaco vuole dare una risposta e per questo il Comune di Baone ha inviato due istanze di annullamento in via di autotutela al Parco Colli riferite alle due autorizzazioni per l’impianto di colture in una zona di particolare pregio ambientale e paesaggistico chiamata “vegro”. Si tratta di una riserva naturale orientata, inserita tra i siti di interesse comunitario con lo status di “habitat di interesse prioritario” nella rete natura 2000.
Inoltre anche il progetto Life Natura presentato dal Parco Colli e finanziato dall’Unione Europea è finalizzato alla tutela di habitat di eccezionale interesse naturale, dato che il vegro è caratterizzato da habitat6210, con straordinarie fioriture di orchidee e presenza della pianta più rara d’Italia, la ruta patavina.
«Con dispiacere siamo stati costretti a chiedere al Parco Colli, tramite un’istanza, di tutelare il suo e nostro territorio. La richiesta è semplice: deve annullare i provvedimenti di impianto in aree a vegro», spiega il sindaco Francesco Corso. Il progetto di impianto del vigneto insiste in area habitat protetto e ha carattere sperimentale: «Ma non si è certi dei risultati di questa sperimentazione, quindi, i vigneti verranno rimossi se la sperimentazione non avesse successo? Sarà possibile ricostruire l’habitat originario, dato che la sperimentazione può durare dai 10 ai 35 anni?», si chiede il sindaco Corso. «Non si capisce cosa accadrà se l’esperimento avrà esito negativo. Nessuna prescrizione giuridica, regionale/nazionale/comunitaria, né nel Piano Ambientale del Parco, prevede dei “piani sperimentali” nei siti ad habitat prioritario».
La seconda problematica segnalata aveva messo le radici lo scorso maggio, quando erano stati piantati da un’azienda agricola degli ulivi in una zona non autorizzata e a seguito delle segnalazioni del Comune è stato constatato l’illecito e gli ulivi sono stati rimossi.
A settembre però, la stessa azienda è stata autorizzata dall’Ente a piantare un uliveto a pochi metri dal luogo del precedente illecito. «L’impianto è stato autorizzato sempre in un’area di riserva naturale», continua Corso. Secondo il comune di Beone queste autorizzazioni violano le norme dell’articolo 13 del Piano Ambientale, che prevede l’esclusione dei “vegri dalla trasformazione di incolti in aree coltivate. «La nostra istanza è fatta in virtù del Piano Ambientale del Parco e delle normative regionali e comunitarie che tutelano queste aree», conclude Corso. —
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