VENEZIA. Il Faust del russo Aleksander Sokurov ha vinto il Leone d'oro della ...

A sinistra Michael Fassbender Coppa Volpi come migliore attore per «Shame» di Steve McQueen A destra la cerimonia di premiazione
VENEZIA.
Il Faust del russo Aleksander Sokurov ha vinto il Leone d'oro della 68esima Mostra del Cinema. Nascosto dietro un paio di occhiali scuri, il regista si è inchinato al pubblico della Sala grande del Palazzo del cinema e ha appoggiato una mano sul cuore. Definito dal presidente della Giuria Darren Aronofsky «un film che ti cambia per sempre la vita», Faust era in vetta al toto-leone da giorni a parimerito con Carnage di Polanski che invece è rimasto a bocca asciutta. Premi a man bassa per l'Oriente. La pellicola a sorpresa People mountain, people sea del cinese Shangjun Cai conquista il Leone d'argento, la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile vola tra le braccia gentili di Deanie Yip di A simple life e il Premio Mastroianni viene assegnato a due attori emergenti del giapponese Himizu. Annunciata anche la Coppi Volpi per il migliore attore a Michael Fassbender, l'erotomane di Shame sbarcato al Lido quando la cerimonia stava per incominciare. Il tempo di togliersi la maglietta, infilarsi la giacca per strada e presentarsi al pubblico adorante per il red carpet più veloce del Festival. Gli italiani si devono invece accontentare del Premio speciale della Giuria a Terraferma di Emanuele Crialese e del Leone del futuro a Là-bas di Guido Lombardi. Così ieri sera alla cerimonia di premiazione della Mostra del cinema. Tra la gioia dei vincitori, la soddisfazione del presidente Baratta in odore di riconferma, quella del direttore Muller invece già quasi con le valigie pronte e la grazia composta di Vittoria Puccini. Madrina radiosa alla serata inaugurale, la Puccini ha voluto tornare al Lido nonostante la perdita improvvisa della madre. Capelli raccolti, abito rosa cipria lungo, ha evitato l'affollata passerella di chiusura del festival. Un'ora di struscio per i mille invitati, molti in smoking, molte in abito lungo, qualcuna in eccessivamente corto, e il giurato David Byrne in verde bottiglia. Sesto red carpet, per il ministro Giancarlo Galan (solo), ringraziato per tanta assiduità dal presidente della Biennale Paolo Baratta che gli ha fatto gli auguri di buon compleanno in diretta. «È iniziato un percorso di rilancio della Mostra e su questa strada proseguiremo - ha detto - mi auguro che le autorità collaborino per realizzare il nostro progetto». «È uno splendido compleanno - ha ringraziato Galan -. Un film italiano, con una concorrenza spaventosa, ha avuto un importante riconoscimento. C'è da essere soddisfatti e felici». Assente (giustificato?) il governatore Luca Zaia che fatalmente ha sempre evitato di incontrarsi sulla passerella con il suo predecessore. Assenti, per ovvie ragioni, anche registi e attori che erano rimasti in laguna fino all'ultimo sperando in un premio e che poi, annusando il verdetto, hanno telato. Mai arrivato l'attesissimo George Clooney, di cui era data per certa la conquista di un riconoscimento. Nel clima decisamente meno formale dell'ultima sera Aronofsky ha raccontato questi undici giorni «entusiasmanti e nervosi perché avevamo così tanti film da vedere e così pochi premi a disposizione. Questo festival ha dimostrato che il cinema sta bene e ha futuro». Poi tutti sotto le volte trasparenti dei tendoni sulla spiaggia dell'Excelsior. Per le boccucce affamate dei mille invitati, gli chef avevano apparecchiato un menù infinito: terrina di seppia e salmone, maccheroncini con battuto di prosciutto crudo e funghi porcini, merluzzo fresco alla genovese, cagnoletto con ratatouille e pinoli, fantasie di dolcezze.
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