Piantedosi: «La zona rossa a Padova funziona, misura confermata»

Il ministro dell’interno in città insiste sul provvedimento per l’Arcella che scade lunedì 15 settembre: «La maggioranza è d’accordo, proseguirà con nuovi adattamenti»

Silvia Bergamin
Il ministro Matteo Piantedosi ieri al Teatro Verdi (foto Bianchi)
Il ministro Matteo Piantedosi ieri al Teatro Verdi (foto Bianchi)

«La zona rossa di Padova continuerà, è un modello che funziona qui come in tutta Italia». L’afa del pomeriggio viene rotta dalla pioggia quando il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sbuca davanti al Teatro Verdi per il concerto della banda della Polizia di Stato. L’auto blu lo lascia in mezzo ai cantieri del tram. Prima delle note trionfali, una nota sulla zona rossa, in scadenza il 15 settembre all’Arcella. Continuerà? «Assolutamente sì, la zona rossa ha funzionato qui come altrove».

La ratio è la risposta all’urgenza di sicurezza: «Sono iniziative apprezzate anche solo perché ottemperano a quella basilare esigenza espressa dalla cittadinanza di avere una presenza anche visibile delle forze di polizia». L’importanza di «vedere» le forze dell’ordine, una presenza che secondo il Viminale deve essere «molto intensa, molto insistente, molto ragionata, con un obiettivo ben preciso».

A pochi giorni dalla scadenza del provvedimento, il capo degli Interni ha sviluppato il suo ragionamento su Padova: «Certo, adesso dipenderà dalle decisioni che verranno assunte dall’autorità provinciale, ma mi sembra che andrà verso il sì».

Si va avanti, quindi, «forti dell’apprezzamento reale, concreto che si sta avendo su questo tipo di esperimenti su tutto il territorio nazionale. Penso ci saranno degli adattamenti secondo quella che è stata la prima applicazione dell’iniziativa, ma in termini generali credo proprio che si proseguirà».

L’esponente del governo ha sottolineato i risultati tangibili ottenuti: «Ci sono risultati importanti sull’applicazione delle zone rosse in tutta Italia: milioni di persone identificate, migliaia di persone allontanate dalle zone da preservare, molti arresti, questi sono i segni tangibili di un’iniziativa che funziona».

La misura però ha infiammato la discussione in città, le manifestazioni ci sono state, l’Arcella ha rivendicato la propria specificità e ha espresso la contrarietà alla zona rossa. L’amministrazione comunale si è chiaramente schierata contro, ribadendo l’assurdità di uno stigma su uno dei quartieri più vivaci della città. Piantedosi ha commentato: «Premetto che chi manifesta lo fa sempre legittimamente: per carità, è sempre ben accetto, ogni contributo alla discussione in democrazia fa bene, e ci mancherebbe altro, ma io credo vada considerato un altro aspetto, e ciò come sia tangibile la maggioranza che invece apprezza la zona rossa». Il popolo lo vuole? «Sono convinto che la maggioranza della cittadinanza colga la bontà dell’iniziativa e – ripeto – questo avviene perché le persone non fanno altro che incontrare una risposta alla richiesta sempre maggiore di visibilità e di prossimità delle forze di polizia».

Piantedosi ha infine accolto con favore la notizia dell’avvio dei lavori per la nuova questura in via Anelli entro un paio d’anni: «Mi candido a venire a tagliare il nastro, mi prenoto già». La linea di Roma appare quindi fin troppo chiara: dopo domani, la zona rossa può continuare, tre mesi non sono stati sufficienti. E quindi la scelta securitaria del governo Meloni continuerà a dividere la città tra chi ne apprezza gli effetti sulla sicurezza, chi ci vede solo propaganda e chi teme una delocalizzazione dei problemi senza risolvere le cause profonde delle marginalità e della devianza. 

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