Regionali Veneto, così la Lega ha tenuto dietro FdI grazie all’effetto-Zaia
Sul trionfo del Carroccio pesano i consensi dell’ex governatore e il basso radicamento territoriale del partito di Giorgia Meloni. Sale il Pd, ridimensionata Forza Italia. La «spacconata» di De Carlo, un boomerang social

Nessuno a microfono acceso vuole parlare di derby, ma se una partita c’è stata nelle elezioni regionali in Veneto tra la Lega e Fratelli d’Italia il Carroccio l’ha vinta. Anzi, più che una vittoria si sta profilando un vero trionfo, considerato che – a spoglio ancora in corso – il partito di Matteo Salvini (e del candidato vincitore, Alberto Stefani) potrebbe in alcuni seggi doppiare quello di Giorgia Meloni.
Un risultato eclatante, non previsto da nessuno alla vigilia almeno in queste proporzioni. Al contrario, molti vaticinavano un sorpasso di Fratelli d’Italia, o almeno un testa a testa tra le due forze politiche. A dar man forte a questo pronostico erano i dati delle Europee 2024, che in Veneto hanno visto Fratelli d’Italia attestarsi oltre il 37%: il numero più alto riscosso dal partito di Giorgia Meloni in tutte le regioni italiane, più alto ancora che nel “suo” Lazio.
Ci sono almeno due spiegazioni. La prima, più evidente, è il fattore-Zaia, il governatore uscente che da solo ha garantito al Carroccio una spinta altrove inimmaginabile. Un bel paradosso, da un certo punto di vista, vista la sensibilità alquanto diversa di cui l’ex presidente veneto ha dato prova rispetto al suo leader Salvini (un capitolo su tutti quello di Vannacci). «Se oggi avessimo avuto la lista Zaia, questa maggioranza avrebbe avuto ancora più consiglieri», dice ora Zaia, concedendosi un’ultima stoccata polemica contro chi gliel’ha impedito.
Ma, come accade in ogni derby che si rispetti, le responsabilità stanno anche nella squadra sconfitta. Una volta ancora sembrano manifestarsi infatti i limiti della classe dirigente di Fratelli d’Italia, che nelle città e nelle Regioni non riesce a imporsi come accade a livello nazionale. Il paragone con le Europee di cui sopra dice già tutto e, del resto, la lunga attesa per l’ufficializzazione della candidatura di Stefani era un sintomo della battaglia di Giorgia Meloni per riuscire ad affermarsi nei territori. E che ora appare come indice di un radicamento ancora da costruire.
Il derby di ritorno tra Lega e Fratelli d’Italia si combatterà molto probabilmente in Lombardia per il dopo-Fontana. Però, nel frattempo, il voto in Veneto consegna altre due importanti tendenze. C’è innanzitutto da registrare la crescita del Pd e in generale del centrosinistra, vicino o addirittura sopra al 30% con il suo candidato Manildo. Una salita costante per i dem in Veneto, visto che cinque anni fa si fermavano all’11% (16% alle Politiche 2022 e 18% alle Europee 2024).
Infine, spicca il ridimensionamento di Forza Italia, che alle Europee aveva sfiorato il 9% e ora non va sopra il 5-6%. Ma forse, in questo caso, potrebbe c’entrare di nuovo Zaia: perché una parte dei voti moderati del centrodestra – tradizionalmente appannaggio degli azzurri – potrebbero essere stati fagocitati dalla Lega grazie al suo ex governatore.
La spacconata di De Carlo
Tornando al derby: sabato scorso, Luca De Carlo aveva pubblicato sulla sua pagina facebook un vero e proprio guanto della sfida, anzi una autentica spacconata: profittando del blitz ambientalista a Venezia, con le acque verdi in zona Rialto, aveva giocato sul sorpasso dei Fratelli verso il Carroccio.
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