Abiti, accessori e feste con la torna: l’umanizzazione degli animali non è amore
Trattare cani e gatti come “bambini” o coinquilini può avere conseguenze gravi sulla loro salute fisica e psicologica. Obesità, ansia, stress e comportamenti aggressivi sono solo alcuni dei rischi. I veterinari di Padova spiegano come amare davvero un animale significa rispettarne natura e bisogni

L’amore che proviamo per i nostri animali è un sentimento profondo e incondizionato. Li consideriamo a tutti gli effetti membri della famiglia, e questo legame speciale ci spinge a volerli proteggere, viziare e rendere felici. Negli ultimi anni, tuttavia, questa tendenza ha assunto forme estreme, dando vita a un fenomeno noto come “eccessiva umanizzazione”. L’idea di trattare Fido come un bimbo o il gatto come un coinquilino, per quanto parta da un intento affettuoso, nasconde insidie che minacciano il benessere fisico e psicologico degli amici a quattro zampe. L’umanizzazione spinta non è amore, ma una proiezione delle nostre necessità sull’animale, dimenticando la sua vera natura e i suoi bisogni essenziali.
I rischi psicologici e comportamentali
Il primo e più grande rischio dell’eccessiva umanizzazione riguarda la sfera psicologica e comportamentale. Un animale a cui viene negata la possibilità di comportarsi secondo i suoi istinti naturali sviluppa spesso problemi di ansia, stress e aggressività. Pensiamo al cane sempre trasportato in borsa o in passeggino: non ha l’opportunità di camminare, annusare, esplorare e interagire con i suoi simili. Questo gli impedisce di sviluppare le abilità sociali, rendendolo timido, pauroso o, al contrario, reattivo e aggressivo. Un classico esempio è il chihuahua che, essendo sempre in braccio, non impara a comunicare e, per paura, ringhia e abbaia a chiunque si avvicini.
L’incapacità di separarsi dal padrone, spesso indotta da continua vicinanza e assenza di educazione all’autonomia, porta a gravi casi di ansia da separazione. L’animale, può manifestare disagio distruggendo mobili, abbaiando incessantemente o sporcando, comportamenti spesso interpretati erroneamente come “dispetto” e non come un grido d’aiuto.
I rischi per la salute fisica
L’umanizzazione si manifesta anche attraverso l’alimentazione e l’abbigliamento, con conseguenze dirette e talvolta drammatiche sulla salute. L’idea che il cane o il gatto debbano condividere i nostri pasti è un errore molto comune. Cibi come cioccolato, cipolle, aglio, uva e dolcificanti artificiali sono altamente tossici. Ma anche cibi meno “pericolosi” come salumi, formaggi o avanzi ricchi di grassi portano a obesità, pancreatiti, diabete e altri gravi disturbi metabolici. La festa di compleanno con torta glassata, può sembrare un gesto d’amore, ma è dannosa. Anche l’uso smodato di vestiti, gioielli e accessori può metterne a rischio l’incolumità. Se un cappottino per un cane anziano in inverno può avere un senso, un completo da cerimonia o un paio di scarpe in piena estate possono causare surriscaldamento, irritazioni cutanee e limitare la libertà di movimento, oltre a essere fonte di stress. Forte fonte di stress è anche l’utilizzo nei campanellini sui collarini dei gatti.
Perdita di identità e fraintendimento
Il problema dell’umanizzazione è il fraintendimento dei bisogni dell’animale. Si tende a credere che il cane sia “felice” quando lo si veste, o che il gatto si “annoi” e abbia bisogno di un intrattenimento simile al nostro. Ma un cane desidera correre, annusare, interagire con i suoi simili e giocare con un bastone. Un gatto ha bisogno di affilare le unghie, cacciare e nascondersi. Negare questi comportamenti innati non solo frustra l’animale, ma può portare a reazioni inaspettate e problematiche che il padrone non riesce a comprendere perché le interpreta con logica umana.
L’amore per un animale si misura nel rispetto della sua natura. Voler bene a un cane significa garantirgli giusta alimentazione, passeggiate, socializzazione con i suoi simili e opportunità di essere un cane. L’amore per un gatto si manifesta nell’offrirgli la possibilità di esplorare in sicurezza, di cacciare (anche un topolino giocattolo) e avere i suoi spazi.
L’eccessiva umanizzazione è una forma di egoismo, un’attenzione non richiesta che finisce per privare gli animali di dignità, identità e, in molti casi, di salute e felicità. —
IN COLLABORAZIONE CON L’ORDINE DEi MEDICI VETERINARI DI PADOVA
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