Bambini di Gaza a Padova, Zaia: «Aiuto incondizionato, non è questione di politica»
La Regione ha messo a disposizione le cure, i professionisti e le strutture. Zaia: «Il substrato di solidarietà e compassione: è la forza della nostra comunità»

«Il nostro compito è dare un segnale che vada oltre la cura. La solidarietà non è una questione di nazionalità: nessuno si permetta di dare letture politiche a quello che stiamo facendo. Aiutare chi è in difficoltà non ha colore politico. Basta con le partigianerie. È triste parlare così ma per molti è diventato solo colore di casacca».
Luca Zaia, presidente della Regione, tira dritto, convinto che l’impegno della sanità veneta, delle istituzioni padovane, delle forze civili e della macchina della solidarietà a cui anche il Mattino di Padova partecipa come piattaforma per far dialogare tutti gli attori coinvolti e chiamati a fare la propria parte, sia indispensabile per chi è rimasto con la sola speranza di guarire, di riprendersi dalle ferite che sanguinano e dai traumi di una guerra che ha dilaniato ogni brandello della vita che resta.
La Regione è tra gli attori in prima linea sul fronte dell’iniziativa solidale per Gaza: ha aperto le porte degli ospedali ai bimbi feriti mettendo a disposizione eccellenze professionali e strutture all’avanguardia.
Presidente, cosa spinge il Veneto ad esserci in questa iniziativa?
«Siamo un ospedale da campo, sempre aperto. Noi veneti non guardiamo in faccia nessuno. Siamo un popolo cosmopolita. Abbiamo il Fondaco dei Turchi, quello dei Tedeschi, il ghetto ebraico qui c’è un melting pot, quello che il cardinale Scola chiamava “meticciamento sociale”».
Il Veneto è il territorio in cui uno su cinque fa volontariato. Alpini e Protezione Civile sono in prima linea e Padova ha delle eccellenze del volontariato che hanno secoli di storia alle spalle.
Qui è più facile trovare altruismo?
«Non può essere che nella sanità non facciamo la nostra parte - prosegue Zaia - i bambini che arrivano da Gaza non saranno né i primi né gli ultimi. Ci siamo occupati di ucraini, di africani, per esempio con il Cuamm o con il 118 e le nostre ambulanze in Sierra Leone».
E poi c’è uno scenario internazionale bollente.
«Questa cosa ci tocca da vicino, assistiamo a una cosa a cui non avremmo mai pensato di assistere. Ci sono sessanta focolai di guerra: Ucraina e Medio Oriente che sono due fronti caldissimi. Spero che si esca da questo loop, spero che si esca dall'idea che chi sta con Gaza è di un colore e chi con Israele di un altro. Non è una partita di calcio. Hemingway diceva che la guerra è il luogo nel quale gli uomini peggiori mandano a morire gli uomini migliori».
Ma come si può trasformare la divisione ideologica in solidarietà?
«Al di là di Hamas e del 7 ottobre, di cui non dimentichiamo la gravità inaudita, noi vogliamo che si chiuda questa vicenda. Questa guerra lascia uno strascico di odio, rivalità e vendetta non misurabile. Il danno che fa una guerra è anche quello indiretto che ci portiamo per generazioni. I bambini che arrivano qui e che hanno perso tutta la famiglia, come possono superare quei traumi?»
È stupito della risposta arrivata in queste ore?
«I veneti sono quelli che hanno ospitato nelle loro case 18mila ucraini. Abbiamo profonde radici cristiane. Un substrato di solidarietà e compassione che è la grande forza della nostra comunità. Non è un caso che siamo i primi per donazione di sangue e di organi in Italia. E iniziative come quella del vostro gruppo editoriale, che danno voce ed entrano nei fatti, non possono che aiutare la ricerca di quel dialogo e quei ponti di comunicazione fra parti in conflitto che sono più che mai necessari. Anche da qui, grazie ai rapporti internazionali, possiamo fare molto per favorire il dialogo
Che ruolo gioca in tutto questo la sanità padovana?
«Io sono convinto che la sanità del Veneto e quindi la scuola di medicina di Padova siano un'eccellenza unica a livello internazionale. Noi siamo abituati a guardare le mega operazioni a New York o Singapore, ma qui abbiamo uno standard qualitativo elevato, a livello trasversale e un centro di ricerca medico-clinico di altissimo livello. E non dimentichiamoci che abbiamo dottori che usano le loro ferie per andare negli scenari in cui c’è bisogno di loro, per operare e prestare soccorso».
Come aiutare
Il Mattino di Padova e il gruppo Nord Est Multimedia sostengono il progetto di accoglienza dell’associazione “Padova abbraccia i bambini”. Il progetto si chiama “Una casa per i bimbi di Gaza” e prevede, come obiettivo primario, di dare un tetto e un supporto alle famiglie dei bambini rimasti gravemente feriti a seguito dei bombardamenti di Gaza e della Striscia, e che grazie a un corridoio umanitario e sanitario gestito dalla Protezione civile italiana, d’intesa con le Prefetture e i Comuni, vengono (anche) a Padova a curarsi. L’obiettivo della campagna di solidarietà è dare un tetto e un supporto alle famiglie dei bambini in cura a Padova.
Ecco il codice Iban del conto corrente dove convogliare le donazioni all’associazione: IT09S0103012190000004226104.
Per informazioni o segnalazioni di disponibilità scrivete a questa mail: padovaabbracciaibambini@gmail.com
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