Padova accoglie bambini feriti dalla guerra di Gaza: cure, protesi e sostegno psicologico
Amr, 3 anni, a causa della guerra non rivedrà più la mamma e il fratellino di un anno, morti sotto le bombe. L’arrivo a Linate, poi il viaggio verso una nuova vita. L’operazione è stata coordinata tra Farnesina, Protezione civile e la grande rete di volontari

Sono arrivati in Veneto nelle prime ore di oggi giovedì 14 agosto, per essere ricoverati negli ospedali di Verona e Padova, tre ragazzini provenienti dalla Striscia di Gaza, parte del gruppo di una trentina di piccoli palestinesi atterrati ieri sera a Linate con i voli speciali dell'Aeronautica Militare.
A Padova, nella Pediatria d'Urgenza è stata accolta una bambina di 8 anni con gravi lesioni da scoppio. È accompagnata da due familiari adulti che sono comunque stati affidati al Pronto Soccorso centrale per una valutazione. A Verona, nell'Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento, sono ricoverati un giovane di 15 anni con gravi lesioni da scoppio e una bambina di 8 anni affetta da una grave patologia.
Padova cura le ferite della guerra di Gaza. La città ha accolto altri due nuclei familiari dalla Striscia, dieci palestinesi sono atterrati a Linate e poi sono stati accompagnati all’ombra del Santo.
Amore e medicina per tentare di arginare l’orrore: c’è Seela, di 8 anni, che ha perso le gambe, e poi Amr, di 3, con ferite all’addome e al cranio, che sotto le bombe ha visto morire la mamma, il fratellino e la sorellina. L’ospitalità sarà coordinata dall’associazione “Padova abbraccia i bambini”, nell’ambito di una Medical evacuation guidata dall’Unità di crisi della Farnesina, in collaborazione con Prefettura e Protezione civile. Gli arrivi fanno parte di un trasferimento più ampio: in Italia saranno accolti 31 bambini palestinesi con quadri clinici dal medio-grave al grave, accompagnati da circa novanta familiari e saranno distribuiti in varie città.
La famiglia di Seela
Le storie tolgono il fiato e annichiliscono: Seela Nidal Mohammed Madi ha 8 anni e ha perso entrambe le gambe a causa di un’esplosione, avrà bisogno di un percorso psicologico speciale per superare il trauma e affrontare la riabilitazione con le protesi agli arti; con lei ci sono la mamma di 42 anni, Nisreen Mahmoud Mansour Mady, che ha perso alcune dita della mano sinistra e ha il tallone sinistro fratturato, con ferite ancora aperte; in ospedale dovrà affrontare interventi di chirurgia ricostruttiva. Con Seela anche la sorella, Rahaf, 18 anni: la guerra le ha portato via una gamba, dovrà ricostruire i tessuti e iniziare il percorso con la protesi. Le tre donne avranno il sostegno del padre di famiglia, di un fratello di 18 anni, di due gemelli tredicenni e di una sorella di 15 anni.
Ferite terribili
Il dottore Pino Lobascio, presidente dell’associazione Sanitari per Gaza Veneto, con il collega Giampiero Avruscio, si sono spesi interpellando il Ministro degli Esteri Antonio Tajani. «A giugno», spiegano, «ci hanno informato che Seela aveva subito un’amputazione che si aggiungeva alla precedente, il dolore non si era fermato alla gamba, ma l’aveva divorata fino al bacino. I medici non erano riusciti a controllare le gravi infezioni che devastavano il suo fragile corpo. Sua madre, Nisreen, aveva subito l’amputazione di parte del piede sinistro pochi giorni prima a causa di una grave infezione».
Uno strazio terribile: «A Rahaf, la sorella maggiore, era stata amputata alla gamba sinistra, e poi di nuovo, finché l’intervento non aveva raggiunto il bacino. Un corpo pieno di schegge che non fanno che peggiorare il dolore. Una famiglia che perde i suoi arti uno dopo l’altro, corpi che si disgregano pezzo per pezzo, un dolore impietoso che divora ciò che ne resta. Dicevano di non aspettare una cura, ma un miracolo. Di fronte a questa disperazione», concludono Lobascio e Avruscio, «ci siamo dati da fare».
La storia di Amr
Nel secondo nucleo che la città di Padova abbraccia c’è invece un bimbo di 3 anni, il suo nome è Amr Muhammad Jihad, ha ferite addominali e craniche: è atterrato con il padre, non vedrà più la madre, un fratellino di un anno e una sorellina di pochi giorni. Sono stati tutti uccisi in una guerra in cui domina la furia cieca, che devasta anche i corpi più innocenti: senza pietà, senza barlumi di umanità, ammesso che in una guerra possa trovare spazio e senza decenza.
Il volo e l’abbraccio
Strappati alle case e agli affetti, questi minori hanno trovato una via di fuga grazie ai voli umanitari. Per molti è l’unica possibilità di accedere a cure e protezione. Il coordinamento logistico coinvolge strutture ospedaliere, alloggi temporanei e scuole pronte a predisporre percorsi educativi. Le équipe multidisciplinari – chirurghi, fisioterapisti, psicologi e mediatori culturali – pianificheranno interventi e riabilitazione. Le associazioni locali si occupano anche di traduzione, ospitalità e accompagnamento legale.
L’accoglienza a Padova avrà una dimensione clinica e sociale. La città ha alle spalle una storia di solidarietà e di scienza che non ha eguali. Qui i bambini affronteranno un percorso sanitario e l’associazione “Padova abbraccia i bambini” si occuperà di procurare loro un alloggio e fornire l’assistenza di cui necessitano, per andare incontro ai bisogni.
L’appello, che anche il Mattino di Padova rilancia, è che si attivi una rete di volontariato sempre più ampia: l’obiettivo è – infatti – che si superi l’emergenza, si prestino le cure necessarie e poi si favorisca un’integrazione che duri nel tempo. L’arrivo di questi dieci palestinesi è il risultato di un lavoro coordinato tra istituzioni e volontari, che ha consentito di creare uno spazio di cura e umanità, per provare a vivere qualcosa che non sia guerra, morte e orrore.
Come aiutare
Il Mattino di Padova e il gruppo Nord Est Multimedia sostengono il progetto di accoglienza dell’associazione “Padova abbraccia i bambini”. Il progetto si chiama “Una casa per i bimbi di Gaza” e prevede, come obiettivo primario, di dare un tetto e un supporto alle famiglie dei bambini rimasti gravemente feriti a seguito dei bombardamenti di Gaza e della Striscia, e che grazie a un corridoio umanitario e sanitario gestito dalla Protezione civile italiana, d’intesa con le Prefetture e i Comuni, vengono (anche) a Padova a curarsi. L’obiettivo della campagna di solidarietà è dare un tetto e un supporto alle famiglie dei bambini in cura a Padova.
Ecco il codice Iban del conto corrente dove convogliare le donazioni all’associazione: IT09S0103012190000004226104.
Per informazioni o segnalazioni di disponibilità scrivete a questa mail: padovaabbracciaibambini@gmail.com
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