Donazione dell’imprenditore per i bimbi di Gaza: «Ho visto i loro volti e ho deciso»

Piran ha versato 5 mila euro all’associazione “Padova abbraccia i bambini” che sostiene i pazienti arrivati dalla Striscia

Marta Randon
Davide Piran, dopo l’intervista in cui racconta la ragione della sua donazione
Davide Piran, dopo l’intervista in cui racconta la ragione della sua donazione

Non voleva parlare, figuriamoci finire sul giornale. Si sa, la beneficenza si fa in silenzio: l’accordo per convincerlo ad aprirsi è «nessuna foto», alla fine però uno scatto di spalle l’abbiamo rubato comunque per documentare il nostro incontro nel bar sotto la redazione.

L’imprenditore Davide Piran, insistendo un po’, ha deciso di raccontare sulle nostre pagine il suo gesto di generosità ed altruismo per i bambini di Gaza ricoverati a Padova: «Se qualcuno fa la prima mossa, ne possono seguire altre» dice. Come uno sbadiglio.

Ha donato cinquemila euro all’associazione “Padova abbraccia i bambini odv”, che si sta occupando dell’accoglienza delle quattro famiglie arrivate a Padova dalla Striscia di Gaza. È uno degli uomini e delle donne generosi che in questi giorni ci stanno telefonando o scrivendo per dare un contributo in base alle proprie possibilità. Diecimila euro, 5 euro, non importa.

«Una ventina di giorni fa stavo guardando la trasmissione della Berlinguer “È sempre Cartabianca” – racconta Piran –. Ho visto delle immagini della guerra a Gaza molto forti, che non scorderò. Non mi vergogno a dire che mi sono commosso. Dobbiamo fare qualcosa, a prescindere dal colore politico, quando ci sono situazioni di questo tipo bisogna intervenire concretamente. Ho deciso con mia moglie che avrei fatto qualcosa. Ne ho parlato con il mio parroco, poi sui social ho visto l’iniziativa del Mattino di Padova, ho scattato una foto allo schermo e ho pensato “ecco, questo è quello che potrei fare”. Mi dispiace che sia solo un contributo economico: il tempo è il bene più prezioso da donare».

Davide è un cristiano praticante: «La fede, i valori cristiani mi aiutano. Credo sia importante che ci sia un vero coinvolgimento sociale, se l’ho fatto io possono farlo tante altre persone. “Fai il bene e scordalo, ricevi il bene e ricordatelo” diceva Sant’Agostino».

Da tempo è impegnato in gesti di volontariato e beneficenza. Per anni ha ospitato a casa alcuni bambini Bielorussi, i bambini di Chernobyl: «È stata un’esperienza intensa, bellissima. L’artefice è stata mia moglie. Una delle nostre ragazze è rimasta a Padova. Le ho trovato un lavoro, si è sposata, ha avuto dei figli» racconta l’imprenditore.

«Donare agli altri mi fa sentire utile, è gratificante – aggiunge –. Credo ci sia una componente un po’ egoistica. È un dare avere. Chi ha delle possibilità economiche non può non farlo». E poi, il bene fatto agli altri prima o poi torna indietro.

A Piran piacerebbe incontrare alcuni dei bambini salvati dalle macerie: «Sorriderei e li stringerei» confida. Non ha preferenze su come l’associazione utilizzerà i suoi soldi. «Solo l’ente sa quali sono le priorità».

Le spese che l’associazione sta sostenendo in questo momento vanno dall’alloggio, ai generi alimentari, al vestiario, alle spese mediche non coperte, ai mediatori culturali.

Davide ha quattro figli, l’ultimo ha la sindrome di Down. Sostiene l’associazione “Sport in Veneto” «una squadretta di calcetto composta da ragazzi con disabilità intellettiva. Mia moglie è vicepresidente. Siamo un gruppo di genitori che spendono tempo e passione per regale un po’ di divertimento e spensieratezza ai figli. Sono campioni nazionali» racconta.

«Tutti dovrebbero venire a vederli, anche solo per 5 minuti, per capire che cos’è la felicità, per leggere la gioia negli occhi, per sentire le sensazioni che trasmettono». Ognuno può dare qualcosa: «Io l’ho fatto – chiude Piran –. Ci sono imprenditori che hanno aziende molto più grosse delle mie. Il mio appello va a loro. Possiamo costruire un’immagine di società diversa».

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