Prime due settimane a scuola per i bambini di Gaza: «Sono felici di studiare»
Sono stati assegnati agli istituti del territorio in base all’età. Fedetto: «Anche i genitori dei compagni di classe danno una mano»

Con la giornata di domani si chiuderà la seconda settimana di scuola nel Padovano. Per molti ragazzi è stato un ritorno ai banchi, agli amici, e – che piacciano o meno – alle tante materie scolastiche. Per quattordici studenti, queste due settimane hanno significato speranza, un nuovo inizio, ma anche un lento ritorno a una normalità ormai dimenticata.
Quei quattordici studenti sono i bambini arrivati gli scorsi mesi da Gaza, accolti dall’associazione “Padova abbraccia i bambini” grazie ai ponti umanitari che hanno permesso ad alcuni di loro – una goccia nell’oceano – di lasciare la loro terra insieme alle famiglie per cercare una nuova vita qui, al sicuro dalle bombe, nella città del Santo.
Farfalle nello stomaco non ne sono mancate, riferisce Rebecca Fedetto, presidente dell’associazione, ma i bimbi hanno visto l’occasione come un’opportunità per ricominciare da zero. Armati di zaini e un grande entusiasmo, sono entrati nelle aule delle scuole padovane, così come concordato con le istituzioni competenti, che hanno garantito posti in classe e servizi supplementari, da trasporti a buoni mensa.
Ecco allora i fratelli gemelli Masak e Mohammed, di 4 anni, i più piccoli in età scolastica, che hanno iniziato a frequentare la materna Quadrifoglio, all’Arcella. Il fratello maggiore Ahmed fa invece la seconda elementare alla “Salvo d’Acquisto”, e insieme a lui i gemelli di 6 anni Batool e Abood. E c’è poi la storia di Moatasem, 11 anni, arrivato lo scorso giugno con importanti ustioni a causa delle esplosioni delle bombe israeliane.
Persi entrambi i genitori, è arrivato con la zia Reawida: oggi frequenta la prima media alla “Pacinotti”, in via de Cristoforis, dove in qualche modo – riferisce Fedetto – si sente un po’ a casa. Il cugino di 15 anni, Jameel, è invece iscritto all’istituto “Leonardo da Vinci”. E ancora Seela e Abdullah, che a causa del piano clinico ancora critico studiano in ospedale. Ogni storia è a sé stante, ma tutte unite dall’enorme solidarietà ricevuta in queste settimane. «Molte persone guardano le immagini della distruzione a Gaza e si chiedono: “come posso aiutare?”. Per molti genitori dei compagni di scuola dei bambini palestinesi», spiega Fedetto, «è l’occasione per fare la differenza. Molti aiutano i bimbi a sentirsi integrati, altri li portano a scuola. Ognuno dà una mano come riesce, ed è questo l’importante».
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova