I medici dell’ospedale di Negrar salvano l’occhio del piccolo Abdulrahman

L’operazione è durata più di 7 ore e ha permesso di rimuovere la scheggia dell’esplosione di Gaza

È stato molto lungo, quasi sette ore, e delicato l’intervento chirurgico che ha dovuto affrontare il piccolo Abdulrahman, 7 anni, il bimbo palestinese arrivato a Padova lo scorso 12 giugno con schegge all’occhio destro e tibia e perone fratturati. Trasferito il primo luglio all’Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, Verona, è stato sottoposto a un complesso intervento all’occhio destro, gravemente danneggiato dall’esplosione di un ordigno il 15 aprile a Gaza.

L’équipe guidata dalla dottoressa Grazia Pertile, direttore di Oculistica, assieme alla dottoressa Elisa Bottega, il 2 luglio ha rimosso una grossa scheggia e ha ricostruito l’integrità anatomica dell’occhio.

«È stato un intervento molto complesso», ha spiegato la dottoressa Pertile. «La scheggia occupava circa un terzo del volume dell’occhio e aveva provocato un’intensa reazione cicatriziale, anche a causa del tempo trascorso dal trauma, più di due mesi. Normalmente, in questi casi si interviene entro 24 ore per rimuovere il corpo estraneo e suturare la ferita. Inoltre, entro poche settimane è fondamentale riattaccare la retina nel caso si sia staccata. In questa situazione, alla gravità del trauma si è aggiunto il danno dovuto al ritardo nell’intervento. Nonostante tutto, siamo riusciti a riattaccare la retina, che si presentava accartocciata, e a ripristinare la struttura anatomica dell’occhio».

La dottoressa Pertile e il dottor Bonetti
La dottoressa Pertile e il dottor Bonetti

A visitare Abdulrahman si è reso disponibile il dottor Marco Tavolato, direttore dell’Oculistica dell’ospedale di Camposampiero, che dopo averlo visitato aveva consigliato la struttura di Negrar. Il piccolo è ora dimesso dal reparto di Pediatria, diretto dal dottor Paolo Bonetti, ed è ritornato ieri a Padova. Il decorso post-operatorio sarà attentamente monitorato. Se l’evoluzione sarà favorevole per un parziale recupero della capacità visiva dell’occhio, il bambino dovrà affrontare altri interventi per trattare le cicatrici che si formeranno nei prossimi mesi e raggiungere la completa stabilizzazione della retina.

Abdurahman è stato preso in carico dal sistema sanitario veneto insieme ad altri tre bambini palestinesi. I piccoli pazienti sono stati accolti nelle Aziende Ospedaliere di Padova e di Verona. Nella città del Santo Abdulrahman ha ricevuto le prime cure per le fratture e le ustioni riportate a una gamba. Accanto a lui la mamma, Amna e la sorellina Batool, di 5 anni. Sono ciò che rimane della famiglia originaria di Rafah: l’esplosione in piena notte ha ucciso il papà, il fratellino di un anno e mezzo e uno zio, che vivevano con loro nella stessa tenda nel campo profughi di Khan Yunis.

A prendersi cura di loro è l’associazione “Padova abbraccia i bambini”, che ha seguito anche la fase del ricovero a Negrar. Per chi volesse sostenere queste famiglie l’Iban dell’associazione è IT09S0103012190000004226104.

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