La prima pizza a Padova e la passeggiata in piazza: le cure e le speranze dei piccoli palestinesi

Abdelrahaman per ora farà un percorso di day hospital per curare l’occhio ferito. Moatasem ha già iniziato il percorso verso la guarigione in Chirurgia Pediatrica. Il Mattino di Padova e il gruppo Nord Est Multimedia sostengono il progetto di accoglienza dell’associazione “Padova abbraccia i bambini”

Una casa per Gaza, le storie dei bambini accolti a Padova
Una casa per Gaza, le storie dei bambini accolti a Padova

Chi dall’ospedale e chi da casa, ieri avevano tutti lo stesso desiderio: mangiare una buona pizza. E finalmente hanno sorriso.

Dopo una notte passata al Pronto soccorso, dopo i controlli, i monitoraggi, le prime cure ricevute al termine di un lungo e doloroso viaggio dalla Striscia di Gaza all’Italia, Abdelrahaman e Moatasem hanno vissuto un piccolo momento di gioia. La pizza è arrivata fumante, tagliata a spicchi, tra le mani ancora fragili dei due bambini, e per un attimo è sembrato che la vita potesse finalmente ricominciare.

Abdelrahaman ha 7 anni. È stato ferito il 15 aprile da un bombardamento in cui ha perso il papà e il fratellino di appena un anno e mezzo.

Ora è stato dimesso e vive in un appartamento in città messo a disposizione dall’associazione Padova abbraccia i bambini Odv insieme alla mamma Amna e alla sorellina Batool, 5 anni, ma dovrà tornare presto in ospedale.

Le fratture a tibia e perone stanno guarendo grazie al gesso, ma è l’occhio destro a preoccupare di più. Al suo interno c’è ancora una scheggia. Dovrà fare una Tac e una serie di valutazioni oculistiche per capire se e quanto si potrà salvare.

Moatasem invece ha 11 anni, ed è l’unico sopravvissuto della sua famiglia. Mamma, papà, la sorella di 3 anni e il fratello di 8 anni sono morti un paio di mesi fa vicino a Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza.

È ricoverato nel reparto di Chirurgia pediatrica, dove ha iniziato un percorso difficile. È arrivato con gravi traumi e ustioni al volto. Il dolore fisico si somma a quello più profondo, invisibile, di chi ha perso tutto.

Ma ieri, anche solo per qualche minuto, tra un boccone di margherita e una battuta sussurrata, è tornato il sorriso.

Fragile, sì, ma vero. Vicino a lui la zia Rewaida, che lo ha lasciato solo il tempo di una doccia, poi è tornata al suo capezzale.

Mentre il cugino Jaamal, 15 anni, si è sistemato nell’appartamento insieme alla famiglia di Abdelrahaman, con cui ha fatto immediatamente amicizia.

Le due famiglie si stanno così lentamente ambientando a Padova, dove va ricordato sono state accolte nell’ambito di una missione umanitaria coordinata dalla Protezione civile italiana.

Ieri mattina Amna e Batool, mamma e figlia, segnate da mesi di privazioni, hanno passeggiato tra le piazze del centro e si sono fermate al mercato. «È bellissima Padova», ha detto Amna, magrissima e con il volto scavato ma con grandi occhi sognanti. Originaria di Rafah, per mesi con il marito e i figli ha vissuto in una tenda a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, dove il cibo era un miraggio.

Tra gli scaffali del supermercato, seconda tappa della giornata di ieri, Amna si è illuminata. Seguendo un istinto difficile da disattivare quando si è conosciuta la fame vera.

«Non riesco ancora a credere di poter scegliere cosa comprare», ha sussurrato mentre riempiva il carrello, ancora incredula.

L’arrivo dei due bambini, Abdulrahman e Moatasem, rientra in un’evacuazione medica da Gaza, parte di una più ampia missione umanitaria promossa dalla Protezione civile italiana in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il Ministero degli Affari Esteri, il Consolato generale d’Italia a Gerusalemme, l’Ambasciata italiana a Tel Aviv e il Comando operativo di vertice interforze (Covi).

Mercoledì notte tre aerei C-130J dell’Aeronautica Militare hanno trasportato in Italia diciassette bambini palestinesi gravemente malati o feriti, ciascuno accompagnato da un familiare. I piccoli sono stati accolti in vari ospedali italiani per ricevere cure salvavita.

A Padova, ad attendere Abdulrahman e Moatasem c’erano i medici e i volontari dell’associazione Padova abbraccia i bambini Odv.

In città hanno iniziato un percorso di cura, e si spera, di guarigione e serenità.

Come aiutare

Il Mattino di Padova e il gruppo Nord Est Multimedia sostengono il progetto di accoglienza dell’associazione “Padova abbraccia i bambini”. Il progetto si chiama “Una casa per i bimbi di Gaza” e prevede, come obiettivo primario, di dare un tetto e un supporto alle famiglie dei bambini rimasti gravemente feriti a seguito dei bombardamenti di Gaza e della Striscia, e che grazie a un corridoio umanitario e sanitario gestito dalla Protezione civile italiana, d’intesa con le Prefetture e i Comuni, vengono (anche) a Padova a curarsi.

L’obiettivo della campagna di solidarietà è dare un tetto e un supporto alle famiglie dei bambini in cura a Padova.

Ecco il codice Iban del conto corrente dove convogliare le donazioni all’associazione: IT09S0103012190000004226104.

Per informazioni o segnalazioni di disponibilità scrivete a questa mail: padovaabbracciaibambini@gmail.com

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