Padova, associazione islamica trasforma la sede in moschea abusiva
Sopralluogo dei tecnici comunali: all’ingresso un cartello con scritto «Moschea». I locali sul retro indicati come magazzini sono stati modificati in aule con all’interno delle lavagne

Un cartello ben visibile affisso all’ingresso principale con scritto “Moschea” in lingua araba. Un’unica stanza aperta con moquette ed arredi minimi con scarpiere, una libreria, bacheche con vari avvisi in arabo e alcune tuniche. Partizioni interne originali rimosse.
È tutto scritto nel verbale dei tecnici dell’Edilizia privata del Comune, che circa un mese fa hanno controllato la sede dell’associazione culturale Al Hikmah (la saggezza in arabo, ndr) in via Turazza 17, dopo varie segnalazioni dell’eurodeputata leghista Anna Cisint. «Si tratta di una struttura religiosa» scrive l’Ufficio vigilanza del settore comunale.
«Con la polizia locale abbiamo verificato e i locali non hanno le dovute caratteristiche urbanistico edilizie», spiega l’assessore Antonio Bressa. Dopo quella di Ponte di Brenta, ecco l’ennesima associazione culturale islamica dietro la quale si celano centri di culto.
I controlli
La sede dell’associazione culturale Al Hikmah occupa i locali di un’ex galleria d’arte. I soci pagano regolarmente l’affitto da 13 anni. Dal sopralluogo del Comune gli abusi edilizi sono più d’uno. «I locali sul retro, indicati come magazzini, spogliatoio e wc, sono stati modificati e trasformati in stanze ed aule con all’interno una lavagna, sedie pieghevoli, un televisore e moquette direzionata – si legge nella nota – L’ex spogliatoio ora è un ufficio. Appaiono invariati i due wc originari mentre è stato realizzato ex novo un piccolo vano, che funge anche da antibagno con dimensioni con all’interno una caldaia murale».
Alla luce di quanto emerso «si conferma che le modifiche riscontrate, le opere realizzate, l’allestimento e l’organizzazione dell’intera unità immobiliare, ora con caratteristiche tipiche dei luoghi di culto islamici, implica ai sensi dell’articolo 31 bis della legge regionale 11 del 2004 (conosciuta come legge “anti-moschee”) una trasformazione con cambiamento di destinazione d’uso urbanisticamente rilevante da attività commerciale (negozio) a servizi religiosi, questo in contrasto con la legge regionale e con le norme specifiche del piano degli interventi vigente».
Il report sull’abuso edilizio sottolinea anche che la sede dell’associazione si trova «in area residenziale di completamento a densità medio-bassa, la quale non contempla destinazioni riservate ad attrezzature per servizi religiosi». Sempre per la legge regionale un luogo in cui si prega lì non ci può stare.
Accertata l’assenza della pratica edilizia prevista dalla normativa vigente per gli interventi sopra descritti, soprattutto, per il cambiamento di destinazione d’uso dell’immobile a sede permanente di un’associazione che svolge anche attività religiosa, si conferma che le modifiche e le opere accertate non sono autorizzate, non risultano conformi dal punto di vista urbanistico oltre che in contrasto con la normativa urbanistica vigente e con le destinazioni d’uso attualmente consentite per l’immobile in oggetto.
Quelle della leghista Cisint, a detta del Comune, sono le uniche lamentele formali ricevute, nessun cittadino ha presentato esposti o scritto agli assessori per denunciare la situazione.
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